La consapevolezza e il miglioramento del proprio impatto ambientale, sociale ed economico coinvolge e coinvolgerà tutti gli operatori del mercato, che sono chiamati a interrogarsi sin da subito su come affrontarlo.
Il tema della sostenibilità è a buon titolo centrale nelle discussioni attuali sullo sviluppo economico e sociale e continuerà ad esserlo per il futuro: si tratta infatti di un cambiamento profondo di approccio e non di una tendenza passeggera.
Gli apripista
Come spesso accade, nel mondo imprenditoriale sono le realtà più grandi e sviluppate ad avvicinare per prime i nuovi temi che si affacciano. Questo innanzitutto per la loro capacità di intercettarli e di elaborarli, anche grazie ad una struttura ben organizzata e a una rete di consulenti attrezzati.
Pure il dialogo con il mondo degli investimenti e delle banche d’affari rende le grandi aziende più consapevoli del cambiamento necessario: riguardo alla sostenibilità, sempre più le valutazioni degli investitori tengono conto del rating ESG di una società per decidere se e in che modo investirvi, analogamente agli istituti bancari nel momento di valutare la concessione del credito.
È innegabile inoltre che siano le grandi realtà ad avere generalmente la capacità di attuare i cambiamenti necessari: sia per la loro forza finanziaria, sia per le loro abilità di gestire le trasformazioni.
Infine le normative stesse si rivolgono in prima battuta alle grandi e le portano così ad essere le prime ad affrontare i nuovi temi, come sta accadendo anche in questo ambito: la direttiva 2014/95/EU (Non-Financial Reporting Directive) ha previsto che le imprese di grandi dimensioni di interesse pubblico debbano fornire una reportstica in materia ambientale, sociale, di gestione del personale, riguardo al rispetto dei diritti umani e alla lotta alla corruzione; è inoltre stata presentata la proposta di una nuova normativa (Corporate Sustainability Reporting Directive) che amplierà ed estenderà gli obblighi di reportistica a tutte le grandi imprese e società quotate.
Le piccole imprese
Certamente ci sono anche diverse piccole aziende che, per vocazione propria, da diverso tempo hanno orientato la propria azione ad un business sostenibile, occupandosi della ricaduta della propria attività sul contesto sociale e sull’ambiente, impegnandosi per il benessere dei propri lavoratori e verificando costantemente la condotta dei propri fornitori.
Ma rimane che una grande parte delle piccole e piccolissime aziende possa trovare complesso affrontare il tema della sostenibilità, anche quando esso è compreso e idealmente condiviso. Per alcuni invece può apparire un tema interessante ma lontano, che li riguarderà solo nel futuro. Per chi è dotato di una struttura essenziale, poi, può spaventare l’idea di rivedere la propria organizzazione, i propri prodotti, la propria strategia per rispondere a questa esigenza.
Tuttavia la sostenibilità è un tema le coinvolge sin d’ora anche le imprese più piccole e di cui è opportuno che si occupino.
I motivi sono molti, e qui di seguito ne individuo alcuni che a mio parere sono rilevanti.
Innanzitutto molte delle piccole aziende che costituiscono il tessuto imprenditoriale italiano si inseriscono nella filiera di grandi imprese e a volte di multinazionali: basta pensare al settore dell’automotive e alle numerose piccole aziende che producono componentistica; la stessa considerazione vale per quelle che si occupano di abbigliamento e accessori per conto delle grandi case di moda.
Se le grandi imprese a cui il loro lavoro si ricollega vogliono essere davvero sostenibili, devono assicurarsi che anche i propri fornitori lo siano; pertanto solo se questi ultimi a loro volta applicano politiche di sostenibilità potranno continuare a far parte di quella catena produttiva, in caso contrario potrebbero essere sostituiti da chi più di loro risponde alle esigenze di positivo impatto.
In seconda battuta, come accennato già sopra, istituti di credito e investitori tengono in sempre maggior conto il rating ESG delle società che a loro si rivolgono: essere sostenibili assicura di poter accedere al credito a condizioni vantaggiose e di poter attirare investimenti per la crescita della propria azienda.
Ampliando lo sguardo alla realtà circostante, le piccole imprese hanno un legame forte con il territorio, pertanto le loro azioni hanno un impatto rilevante nell’area in cui insistono: esse hanno quindi la possibilità di incidere positivamente nella vita e nello sviluppo della comunità locale. Certamente simili interventi avrebbero pure una ricaduta positiva in termini di immagine e reputazione.
Infine, una considerazione di carattere generale: il fatto che le piccole e micro imprese siano la base del tessuto imprenditoriale italiano e che siano diffuse capillarmente sul territorio fa sì che, se tutte loro intraprenderanno il percorso verso la sostenibilità, il beneficio sarà rilevante sull’intera comunità nazionale.
Gli altri attori della transizione
Chiudiamo queste riflessioni con qualche ulteriore spunto.
Non può essere il percorso verso la sostenibilità solamente un’operazione di make up, un farsi belli agli occhi degli interlocutori dell’azienda, siano essi lavoratori, partner, finanziatori, società civile. Per essere davvero impattante e fruttuoso, il percorso deve essere autentico e duraturo; pertanto è necessario che il tema sia prima compreso e interiorizzato e che poi sia attuato, gradualmente, in maniera proporzionata e adeguata all’effettiva realtà aziendale.
Se è necessaria una nuova mentalità, anche i professionisti vi hanno un ruolo: non solo quindi di attuatori di una strategia di sostenibilità ma, a monte, ausilii all’informazione e accompagnatori nel percorso di consapevolezza.
Servirà anche un supporto a livello istituzionale, affinché si possano elaborare metodi di reportistica di sostenibilità accessibili anche alle piccole imprese.
Foto di Marcell Viragh.
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